lunedì 23 novembre 2009

Quarta ed ultima puntata: Beduini

Al mattino mi sveglia un suono di cascate: sono forse le cateratte del fiume Oronte? No, è la diarrea di Alessandro. Il mio stomaco, seppur a fatica, era riuscito ad assimilare il pranzo del giorno prima, ma lo stesso non valeva per il mio compagno di viaggio. A peggiorare la situazione, una camomilla procurata da Zoder che ottiene il risultato opposto a quello sperato.

Dopo colazione però ci attende un altro lungo viaggio nel deserto verso le suggestive rovine di Palmira. Il bus pare introvabile. Per ogni spostamento fatto, Zoder ha sempre contrattato per qualche minuto come è usanza nei paesi arabi, ma stavolta sembra esserci qualcosa che non va. Alla fine troviamo un taxi che per 2500 lire siriane (36 euro circa da dividere in 3) ci accompagnerà per 150 km nel deserto quasi fino al confine con l’Iraq. È giornata di contrattazioni coi beduini.

I beduini sono tribù nomadi che amano vivere nei luoghi più inospitali per la vita umana: nella steppa, nel deserto, ai concerti di Baglioni, etc. Si spostano in cammello o in motoretta e vivono di allevamento e caccia, quelli che si sono impossessati delle rovine di Palmira invece vivono cagando il cazzo ai turisti.

Per tutta la durata della nostra permanenza nel deserto uno di loro ci insegue tentando di vendere una kefiah a me e Alessandro. Partito da un prezzo iniziale di 1000 lire (14 euro circa), finirà per accettare un’offerta di 140 lire a testa (2 euro) per due kefieh e, nonostante il prezzo esiguo, sono comunque convinto che ci abbia fottuto.

Pranziamo sul posto con ottimi spiedini di cammello e solite salsine, poi torniamo a Damasco guardando, a bordo del bus, un altro splendido e trashissimo film bollywoodiano. Nella capitale abbiamo tempo per andare a fare visita a un altro amico italiano di Zoder, con il quale discutiamo di politica e consumiamo alcune erbe a fini terapeutici (il cui possesso in Siria è punibile con la pena di morte).

Il giorno dopo lo trascorriamo a Damasco. Zoder vuole rovinarsi e ci offre una sauna con massaggio al costo di ben 5 euro a persona, inclusi tè e narghilè nella fase di asciugatura. La sera la dolce vita continua in uno dei ristoranti più in vista di Damasco, ove consumiamo una ricca cena per un conto di 20 euro totali. Il viaggio sta per volgere al termine, il pomeriggio dopo si parte, ma c’è ancora tempo al mattino per un giro nei tipici suq (mercati) di Damasco.

Salutiamo la gentile famigliola ospitante con un’ultima raffica di shukran carpiati con avvitamento e poi Mr Hilane ci scorta in aeroporto col suo taxi (facendosi pagare). Zoder ci fa compagnia fino all’ultimo prima di ritornare placidamente alla sua quotidiana vita siriana.

La malinconia mi coglie, specie se penso alla notte che ho da passare nell’aeroporto di Istanbul: il volo per Roma è previsto per il mattino dopo, mentre Alessandro, che torna a Milano, partirà la sera stessa. Ma sorpresa delle sorprese: il volo di Alessandro è stato rinviato a sua insaputa al giorno dopo. A seguito del suo reclamo, gli viene resa disponibile da Turkish Airlines una camera per la notte e io, ovviamente, alla domanda “Anche il suo volo è stato rinviato?” rispondo con un perentorio sì, appena una frazione di secondo prima che Alessandro mi sputtanasse dicendo che non c’entravo un cazzo (quanto gli voglio bene).

Tutto fila liscio e ci ritroviamo in un albergo a 4 stelle nel centro di Istanbul con tanto di cena su terrazza panoramica. Dopo un giro per Istanbul sotto una pioggia battente correndo felici come dei Gasparri il giorno della paghetta. Io, come sfregio finale, torno in camera, riempio la vasca e mi immergo in acqua da vincente. Buon viaggio a tutti.

Contenuti speciali: l’oramai celeberrima puntata di Lost girata in aereo, a casa di Zoder e tra le rovine di Palmira, “Welcome to Damascus”.

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